Conseguenze dell'espansione del fluido cosmico

Conseguenze dell'espansione del fluido cosmico

Conseguenze dell'espansione del fluido cosmico. L'universo è permeato di un particolare fluido cosmico esotico, etereo, invisibile, noto con il nome di energia oscura (EO). Tale fluido si espande nello spazio infinito, vuoto, tridimensionale, euclideo, eterno, oltre i confini dell'universo. Ho chiamato (nel 1972) gravitini le particelle che costituiscono l'EO. I gravitini sono particelle prive di massa, si muovono alla velocità c e non hanno nulla a che vedere con le particelle supersimmetriche dei presunti gravitone della teoria Susy.
A causa dell'espansione, la densità del fluido cosmico diminuisce col tempo. Elenco alcune conseguenze dell'espansione. Le strutture cosmiche si allontanano, ognuna da tutte le altre, con velocità sempre maggiore che, però, non potrà mai superare la velocità c dei gravitini che le spingono verso l'esterno. Diminuendo la spinta gravitinica (ricordiamo che la densità dell'EO diminuisce col tempo), l'accelerazione dell'espansione tende a 0. La costante di Hubble non può essere, pertanto, costante nel tempo, ma solo nello spazio e per intervalli temporali non cosmici. . Poiché guardare lontano equivale a guardare indietro nel tempo, la velocità assoluta di espansione delle strutture cosmiche lontane, e quindi più giovani, è (era) minore di quella attuale che possiamo osservare nelle strutture più vicine. Ma a noi sembra il contrario perché consideriamo la velocità relativa alla Terra.
Si è visto, in altri post, che una conseguenza dell'esistenza dell'EO è la creazione della forza di gravità in presenza di materia. Diminuendo il numero di gravitini, che arrivano nell'unità di tempo sull'unità di superficie di un astro, diminuisce, col tempo, l'intensità della forza gravitazionale perché è sempre minore il numero di gravitini assorbito da un astro in un dato tempo. Quindi l'espansione del fluido cosmico comporta una diminuzione della gravità o, se si vuole, della costante G di gravitazione che compare nella legge di Newton. Miliardi di anni fa la gravità era molto più intensa di ora e sarà molto più debole fra alcuni miliardi di anni. Alcune centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, la forza di gravità doveva essere particolarmente intensa e, pertanto, l'evoluzione stellare doveva essere molto più veloce. Più l'universo invecchia, più il valore di G diventa piccolo. Non bisogna stupirsi, allora, delle consistenti tracce di ferro che la sonda dell'ESA XMM - Newton ha rintracciato nella radiazione del quasar APM 08279+5256 distante 13,5 miliardi di anni luce da noi. Per la rapida evoluzione stellare dovuta all'elevato valore di G, 13.5 miliardi di anni fa esistevano già stelle di seconda, e forse di terza, generazione, in grado di produrre ferro. Queste considerazioni portano a concludere, come gli astrofisici hanno cominciato a capire da qualche anno, che il principio cosmologico è valido solo in prima approssimazione. L'allontanamento reciproco delle strutture cosmiche, quando l'universo era molto giovane, era, in parte, frenato dalla gravità; però man mano che aumentavano le distanze tra i vari astri, la forza di gravità e la spinta dell'espansione verso l'esterno, si affievolivano col diminuire della densità del fluido cosmico. Ma la forza di gravità, essendo un fenomeno locale dovuto all'assorbimento gravitinico da parte della materia, diminuiva di intensità più rapidamente della forza repulsiva dell'espansione. Pertanto, a un certo momento della storia del Cosmo, diciamo 6 o 7 miliardi di anni fa, la gravità ha dovuto cedere alla spinta verso l'esterno e quindi i megaammassi di galassie hanno cominciato a disgregarsi e allontanarsi sempre più velocemente uno dall'altro. Prima si è avuta la disgregazione dei megaamassi più esterni e poi di quelli più interni. Attualmente osserviamo che i superammassi si allontanano uno dall'altro accelerando. Tra qualche miliardo di anni saranno i superammassi a disgregarsi in ammassi e così via fino a quando, tra 20 o 30 miliardi di anni, quando la gravità sarà molto debole, anche le stelle di ogni singola galassia si allontaneranno e cominceranno a sgretolarsi a causa della debolissima gravità, ossia dell'elevata rarefazione del fluido cosmico. Questa conclusione è avvalorata dalla ricerca di alcuni scienziati americani che, cercando di trovare una conferma dell'esistenza dell'energia oscura, hanno osservato che i superammassi molto distanti sono molto più massicci di quelli vicini perché composti da molte migliaia di galassie con massa totale fino a un milione di miliardi di masse solari. Esse sono le più grandi strutture dell'universo tenute insieme dalla gravità. Da questo lavoro è emerso che le strutture cosmiche molto distanti, e quindi più giovani, sono più massicce di quelle relativamente vicine. Ciò spiegherebbe perché sei o sette miliardi di anni fa l'espansione del fluido cosmico avrebbe preso il sopravvento sulla gravità facendo disperdere la materia che prima forniva questi megaammassi. Non bisogna però credere che l'espansione non riguardi anche le galassie e i singoli sistemi solari. In queste strutture prevale ancora la gravità attrattiva sull'espansione repulsiva ma, diminuendo G, anche la gravità diminuisce e quindi, anche se in modo poco evidente, le dimensioni delle galassie crescono, i pianeti si allontanano dal Sole e i satelliti si allontanano da pianeti. Quattro miliardi di anni fa la Luna era più vicina alla Terra, questa era più vicina al Sole il quale era più vicino al centro galattico. La nostra galassia, 10 miliardi di anni fa, non poteva avere le dimensioni attuali. Nel lontano passato il pianeta Marte distava dal Sole quanto oggi dista la Terra e, probabilmente, essendo più vicino, si trovava in condizioni chimico-fisiche (acqua liquida, atmosfera respirabile) adatte ad ospitare qualche forma di vita che poi, in qualche modo, potrebbe essersi trasferita sulla Terra. Lo stesso allontanamento, di circa 4 cm l'anno, della Luna dalla Terra, che viene attribuita esclusivamente alla diminuzione del momento angolare del sistema Terra-Luna, non fa eccezione, nel senso che dipende dall'espansione del fluido cosmico. Se si calcola il rapporto attuale v/d per la Luna, si trova che è maggiore dell'attuale valore medio della costante H di Hubble. Anche se la Luna si allontana dalla Terra, la sua velocità orbitale non è diminuita negli ultimi tre o quattro miliardi di anni. Il rapporto tra la velocità v di allontanamento della Luna e la sua distanza d dalla Terra vale circa 97km/s*Mpc. Soltanto la differenza di 24 km al secondo per megaparsec è dovuta alla diminuzione del momento angolare del sistema Terra-Luna. Con tali calcoli si trova che la Terra si allontana dal Sole di 11,4 metri l'anno. Titano, il più grande satellite del sistema solare, che attualmente si trova a 1.2 milioni di chilometri da Saturno, si allontana dal suo pianeta di 11 cm l'anno, molto più di quanto prevedano gli effetti mareali di Titano su Saturno. La diminuzione di G col tempo comporta che le stelle periferiche delle galassie a spirale siano dotate di un'accelerazione centripeta maggiore di quella deducibile dalle legge di Newton in base alla materia attualmente visibile. 12 o 13 miliardi di anni fa la forza gravitazionale era notevolmente maggiore di ora, ma la velocità acquistata dalle stelle non diminuisce col tempo. Esse si sono allontanate dal centro Galattico conservando la velocità tangenziale per cui, ignorando la diminuzione di G, gli astrofisici hanno cercato di risolvere il problema cercando la presunta materia che avrebbe dovuto generare una maggiore gravità. Ma non l'hanno trovata, e non la troveranno, perché non esiste. È questo il problema della materia oscura. La luce proveniente da un quasar, e che è passata vicino a una galassia miliardi di anni fa, per raggiungere la terra oggi, è stata deviata più di quanto la presunta materia della galassia possa giustificare se G fosse rimasta costante. Questo è un altro esempio del falso problema della materia oscura.
LA MATERIA OSCURA NON ESISTE.
Un'altra causa della deflessione della luce in prossimità di astri collassati, o di galassie, è la sua diminuzione di velocità in un forte campo gravitazionale. La velocità della luce si può considerare costante solo lontano dalle massicce strutture cosmiche e diminuisce col crescere del potenziale gravitazionale o, in modo equivalente, col diminuire della densità del fluido cosmico.
La teoria inflazionaria non è necessaria per spiegare certi fenomeni cosmici, è stata sufficiente la grandissima velocità della luce subito dopo il big bang, quando la densità del fluido cosmico era di gran lunga maggiore di quella attuale.

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pasquale.clarizio

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